Abile polistrumentista di formazione classica, con interessi in ambito rock ed elettronico, Yann Tiersen è un musicista francese di fama internazionale: universalmente riconosciuto come uno dei più importanti e prolifici compositori minimalisti della nostra epoca.
La sua è una musica in costante evoluzione, nella quale convivono armoniosamente generi agli antipodi. Passa dalle composizioni classic-folk in chiave minimalista – tipiche delle sue origini discografiche – alle colonne sonore iconiche che lo hanno portato al successo su scala globale (su tutte le celebri composizioni del film “Il Favoloso Mondo di Amélie”) per arrivare alle pulsioni sperimentali degli anni più recenti. Per via della sua incredibile capacità di utilizzare nelle tracce pianoforte, melodica, fisarmonica e violini, la critica lo paragona a Erik Satie, Nino Rota e Philip Glas.
Tiersen nasce il 23 giugno del 1970 a Brest, cittadina bretone affacciata sull’oceano Atlantico. Il suo percorso musicale inizia con gli studi classici nei conservatori di Rennes, Nantes e Boulogne, dove si rivela da subito un enfant prodige: a quattro anni impara a suonare il pianoforte e a sei il violino. All’età di 13 anni decide di cambiare rotta: fa a “pezzi” il suo violino, compra una chitarra e forma una rock band. Qualche concerto più tardi, sciolta la band, a corde e tasti decide di affiancare un sintetizzatore, un campionatore e una drum machine. È l’inizio del suo trip verso una “anarchia musicale”.
Tiersen diviene così un polistrumentista richiestissimo, anche nelle svariate band che nascono nella scena musicale della capitale della Bretagna. Entro l’estate del 1993 registra oltre quaranta tracce, gran parte delle quali sarebbero poi finite nelle tracklist dei suoi primi due album: “La Valse Des Monstres” (1995) e “Rue Des Cascades”(1996) . Album, quest’ultimo, esploso sulla scena internazionale solo sei anni dopo l’uscita, quando alcuni brani – insieme ad alcune tracce del suo “Le Phare” (1998) – sarebbero poi stati inseriti come colonne sonore del famoso film “Il Favoloso Mondo di Amélie” di Jean-Pierre Jeunet.
Tuttavia, è l’album “Le Phare” (The Light House) – con le sue 160.00 copie vendute – a confermare lo status di Tiersen come uno degli artisti più originali e innovativi della sua generazione. Un progetto discografico che fa da prologo al suo successo internazionale, arrivato con le successive pubblicazioni: “L’Absente” (2001) e “Les Retrouvailles” (2005), lo portano infatti a suonare sui palchi di tutto il mondo. Tra unìuscita discografica e un’altra, Tiersen continua a strizzare l’occhio al piccolo e grande schermo, componendo colonne sonore per film, commedie e documentari.
Nel 2010 arriva la firma per l’etichetta discografica “Mute Records”, con la quale pubblica una serie di album di successo. In “Dust Lane” (2010) introduce i sintetizzatori nella sue produzioni, mentre con “Infinity” (2014) comincia a sperimentare la manipolazione in chiave elettronica del pianoforte, che costituisce la base musicale del suo album.
Nel 2016 esce “EUSA”, nono album discografico di Yann Tiersen. Tutti i brani hanno un toponimo bretone e rappresentano i luoghi di Ouessant, isola francese da sempre fonte d’ispirazione del polistrumentista bretone nonché suo domicilio. Il progetto discografico restituisce quindi una sorta di “mappa musicale” dell’isola, con campionamenti dei suoi suoni naturali manipolati elettronicamente in studio dallo stesso Tiersen. Nel 2019, è la volta del decimo progetto discografico, “ALL”. Un album che è “naturale” conseguenza del precedente. Tiersen lo registra interamente nel suo nuovo studio, sempre a Ouessant. Un concept album che esplora la connessione tra uomo, natura, luogo e l’ amore per la “lingua” indigena.
Sempre nel 2019, esce “Portrait” che contiene anche diverse collaborazioni tra cui Jhon Grant e Gruff Rhys dei Super Furry Animals. Più che un best-off, “Portrait” è vero e proprio “autoritratto” della sua carriera musciale: un contenitore musicale che racchiude appunto 25 anni di carriera in 25 brani riadattati e riarrangiati, senza mai perdere le radici del proprio sound e del suo essere musicista polistrumentista.
“Portrait” si rivela una sorta di spartiacque tra il “vecchio” e il “nuovo” Yann Tiersen, che con “Kerber” (2021) fa il suo ingresso nel mondo della musica elettronica. Uno nuovo spazio da esplorare, un’evoluzione in chiave elettronica di ciò che è venuto prima. In “Kerber”, il pianoforte è si la fonte, ma è anche e soprattutto il “mezzo” precipuo su cui far funzionare l’elettronica, come lo stesso Tiersen dichiarerà.
E se in “Kerber” l’approccio all’elettronica è più sfumato, in “11 5 18 2 5 18” (2022) Tiersen porta l’ascoltatore in un nuovi spazi e scenari sonori come le piste da ballo. Una nuova e inaspettata uscita discografica, nata dalla sperimentazione in studio prima di un’esibizione al festival di sintetizzatori e modulari di Berlino, il “Superbooth”. Il nuovo progetto discografico di Yann nasce utilizzando campionamenti dei suoi album “Kerber” e “Dust Lane”. Ha riprogrammato e ricomposto i brani, fino a renderli inediti rispetto alle versioni originali.